venerdì 9 settembre 2011

Schio, 9-9-943

Dispensa delle armi a tutte le reclute del Battaglione. Libera uscita sospesa. Alle ore 20.00 arriva in caserma un Sergente Maggiore dei Bersaglieri, fuggito da Rovereto; racconta che hanno combattuto tutta la notte ma in fine hanno dovuto arrendersi. Nessun ordine da parte dei nostri ufficiali.
Non ho nessuna voglia di dormire, penso che da un momento all’altro possiamo essere attaccati.
Alle ore una del 10, di mia iniziativa, dico ai soldati del mio plotone, di vestirsi e tenersi pronti in caso dovessimo abbandonare la caserma. Avevo sentito trapelare la voce che il Colonnello aveva telefonato di portare il Battaglione fuori caserma, sulla strada di Thiene.
Torno in camera mia. I signori ufficiali sono riuniti, ma non riescono a decidere nulla; ci ordinano di andare a dormire.
Mi metto in branda completamente vestito, con l’intento di restar sveglio, ma la stanchezza mi vince e mi addormento. Sogno che arrivano i tedeschi: è realtà!
Mi sveglio bruscamente, sento il rombo di un motore sotto l’azione del silenziatore: scatto alla finestra, do l’allarme ai compagni.
Sulla strada che viene da Rovereto, a cento metri dalla caserma, delle macchine stanno ferme; scendono degli uomini: un colpo di fucile; un faro abbagliante si accende. Segue una scarica di mitraglia; pochi secondi, e già sento le iene tedesche sul corridoio della camerata, che urlando e sparando raffiche di pistola e mitraglia intimando la resa.
Ci hanno sorpresi nel sonno, e impreparati. Gli ufficiali alzano le mani per primi; qualcuno di loro ha già tagliato la corda, qualcuno la taglia saltando dalla finestra; a noi non resta che alzar le mani.
Tutta la giornata del dieci passa in cortile della caserma, guardati da cinque mitragliatori. Corre la voce che aspettano ordini per lasciarci in libertà. Ma io ci credo poco, e penso che sarebbe meglio scappare; riesco ad avere un vestito borghese, ma qualcuno me lo ha visto e riesce a rubarmelo. Tento di varcare le mura in divisa, ma una sentinella mi blocca. Ci dicono che chi tenterà di fuggire sarà fucilato, così, sperando sempre che ci lascino in libertà, mi abbandono al destino.

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