domenica 30 ottobre 2011

Domenica 5 dicembre 943 - 87° giorno di prigionia ore 21.00

Oggi mi hanno dato una lettera e il bollettino da spedire a casa per il pacco. La lettera aveva 25 righe, ma non mi sono bastate. Avrei voluto scrivere tante altre cose , ma non importa, il più importante è, mia cara Anita, che tu sappia che sono vivo e sano. Il resto te lo dirò quando ti sarò vicino. Ma quando arriverà quel giorno?
Proprio 3 mesi oggi, a quest'ora, ero in viaggio per venire a Schio, e non pensavo certo che quella strada non l'avrei più rifatta.
Eppure l'idea di darti la chiave della bicicletta mi è venuta!Fu una combinazione o una ispirazione? Pupetta voleva venir via con me. Forse il suo cuoricino le diceva che non mi avrebbe più visto per tanto tempo?
Tre mesi sono passati, tre lunghi, lunghissimi mesi. Almeno ricevessi vostre notizie. Chissà quando.
Quanto è duro vivere in questo modo. Lo provassero coloro che hanno voluto la guerra, ma forse loro non amano nessuno. Il loro cuore è invecchiato nel vizio e non sente più nulla. Forse qualcuno crederà di fare bene al suo popolo, gettandolo in questa orribile fornace che distrugge le famiglie, dilania i cuori di tutte le mamme e di tante spose.
Che importa a me che il mio Re comandi il mondo, se mi hanno strappato al mio regno, che è la famiglia.
Non mi stiano a dire certi studiosi del novantesimo secolo, che la guerra è necessaria e tante altre cose. Io dico che la guerra non porta che distruzione e morte, tanto ai vinti come ai vincitori. Quindi non ne potrà mai trarre nessun vantaggio nessun popolo.
Ma nessun popolo (intendo quel popolo che fa la guerra) ha mai gridato 'vogliamo la guerra'. Eppure è lui che ne subisce il sacrificio. Giustizia umana. Ma verrà poi quella Divina.

27-11-43 79° giorno di prigionia ore 21

Anita carissima, un'altra settimana è passata, quante ne dovranno passare ancora perchè arrivi quel giorno in cui potrò riabbracciarti con la nostra Pupetta? Questa è la domanda che mi faccio ogni ora che passa, perchè conto i giorni, ma anche le ore. 1918 ne son passate da quell'ora che ti lasciai l'ultima volta. Quante ne dovranno passare ancora? Forse altrettante? Forse meno? o forse di più? Non so rispondermi neanche un numero largamente approssimativo.
Qui non si può fare nessuna previsione, perchè credo ci facciano sapere solo quello che interessa a loro che noi sappiamo, ed io non ci credo.
Sono 11 giorni che ti ho scritto la prima cartolina e chissà quando ci permetteranno di scrivere un'altra volta. Sapessi almeno che l'hai ricevuta o che la riceverai sicuramente!
Ma circolerà la posta in Italia? Chissà che bordello ci sarà. Vi pagheranno ancora il sussidio? Io temo di no. In che modo vivrete? Quanta fame ci sarà nelle città spogliate da questi predoni?
Quanti pensieri mi tormentano, almeno ricevessi presto vostre notizie, sapessi che siete tutti vivi e sani, ma chissà quanto dovrò aspettare ancora.
Vivo perchè spero che finisca presto, se no sarei già morto.
Dio! Aiutami!

sabato 22 ottobre 2011

22-11-943 74° giorno di prigionia

Anita carissima, un'altra settimana è passata, una settimana triste, senza nessuna buona novità.
Martedì hanno portato dei giornali per noi, ho potuto averne in mano uno che porta la data 24 Ottobre XXL stampato a Berlino, nel quale non si parla altro che del tradimento di Badoglio, del Re disertore, della formazione del nuovo stato repubblicano fascista e della formazione del nuovo esercito.
La fotografia del Duce col Maresciallo Graziani spicca in prima pagina.
Ieri ho letto il solito bollettino nel quale si dice che a Venezia, capitale provvisoria del nuovo stato, si son riuniti per la prima volta i membri del nuovo governo, sotto la presidenza del segretario del P.R.F. Pavolini.
Io mi domando se tutto ciò è realtà oppure falsa propaganda per attirare molti pesciolini nella rete delle S.S.?
Non so più che pensare, la mia volontà è spenta, seguo la corrente più forte, quella che mi trascina.
Venerdì mi è venuta la febbre e temevo di ammalarmi forte, invece sto già meglio. Sono stato male sabato e ieri, ma oggi non mi è rimasta che un pò di tosse e spero se ne vada presto.
No! Anita non posso morire se prima non ti ho rivisto e baciata con la nostra Pupetta. Non voglio e spero che Iddio me lo conceda.

15-11-43 67° giorno di prigionia

Stasera finalmente ci hanno dato le cartoline per scrivere a casa. Ho potuto scrivere queste poche parole.
'Carissimi Anita, Pupetta, mamma e papà, la mia salute è ottima e sto bene per tutte le cose, lavoro.
La preoccupazione più grossa è per la vostra salute, specialmente per te Anita e Pupetta. Ti raccomando in alto i cuori, tutto passa. Credi, sto veramente bene.
Se puoi fammi sapere di Bepin. Sono sempre con voi, pensandovi e sognandovi.
Ti bacio infinitamente con Pupetta. Abbracci e saluti a tutti.
Tuo Berardo.'
Avrei voluto scrivere tante e tante cose, ma lo spazio, e più ancora la censura, non me lo hanno permesso. Però sono contento lo stesso, perchè spero di avere notizie presto.
Per me è stata una festa poter scrivere, e penso che quando la riceverete farete una festa più grande, e più grande ancora la farò io, se quando ricevo la risposta sentirò che sono tutti sani, specialmente le mie Anita e Pupetta.
Sono 70 giorni che siamo privi di notizie, e chissà quante cose possono essere successe.
E se mi arriverà qualche brutta notizia? Allora anzichè una festa, che cosa sarà?

sabato 15 ottobre 2011

14 novembre 943 domenica 66° giorno di prigionia ore 9.00

Ieri si è rotta una caldaia e la fabbrica è ferma, così oggi si fa festa: festa per modo di dire, non si lavora, ma di festa nessun segno.
Da noi sono le campane più di tutto che indicano la giornata dedicata a Dio, qui non ho ancora sentito un rintocco, eppure un campanile c’è. Perché non suonano mai le campane? Non conosco questa religione, ma credo che anche i protestanti osservino la festa, perché dunque non suonano le campane? Desidererei tanto sentirle suonare, anche se non sono quelle del mio campanile. Ah..Anita! Parlo con te anche se non ti vedo, ormai non so più cosa fare per tirare avanti, sono uomo quasi morto; solo la speranza che un giorno finisca e che io possa tornare a casa e trovarvi sane e salve mi sostiene, ma se anche questa speranza mi fosse tolta morirei_ _ .


Ore 19.00

Oggi dopo aver mangiato mi sono messo a dormire con la speranza di sognarvi e di passare così un po’ di tempo con voi. Ci sono riuscito ma il sogno mi ha lasciato male; te lo racconto e ne capirai il perché.
Mi pareva di essere venuto a casa e di essere in sacrestia. Non ti avevo ancora vista, era sabato sera. La mamma del parroco mi chiamò per riparare una cinghia di trasmissione che andava dal motore all’organo. Andai a vedere ma le dissi che non potevo perché dovevo andare a suonare l’Ave Maria. Uscii dalla sacrestia per andare nel campanile. La chiesa era piena di gente, c’era la Madonna esposta; mi venne in mente che in mezzo a tanta gente ci fossi anche tu con Pupetta e mi misi a guardare ma non ti vidi. Uscendo dalla porta maggiore incontrai Angelin xxx il quale mi guardò di traverso ma non mi disse niente. Appena fuori dalla chiesa cercai ancora con lo sguardo attraverso la gente che usciva, e ti vidi con Pupetta in braccio, di fronte al campanile, che stavi andando verso la scalinata. Ti corsi subito vicino e ti rivolsi queste parole: perché Anita non sei mai venuta a casa e mi hai lasciato solo tutti questi giorni? Allora ti sei voltata verso di me, mi hai guardato, ma non mi hai risposto nessuna parola. Eri seria e dimagrita. Allora io vedendo che tu non parlavi, ti invitai a venire nel campanile, Pupetta l’avevi sempre in braccio, ma la vedevo come attraverso una nebbia. Così camminavamo senza che tu mi parlassi mai, verso la porta del campanile. Appena giuntivi mi svegliai bruscamente addoloratissimo del tuo silenzio.
Sono sogni Anita, ma ti dico che se tu mi avessi detto qualche parola, ora starei molto meglio, e se avessi visto Pupetta più chiara e mi avesse dato un bacino, starei meglio ancora. Così anche i sogni vengono ad aggiungere dolore alla misura già colma da un pezzo. Quanti pensieri mi faccio sul conto vostro; se non impazzisco è perché Iddio non lo vuole.
Qui non pensano che alla propaganda, ma per scrivere a casa niente. Ci dissero che dopo due mesi ce lo avrebbero permesso, invece son già due mesi e mezzo e non ci pensano nemmeno. Per questa gente la famiglia è una cosa secondaria, pensano prima alla guerra.

sabato 8 ottobre 2011

12-11-943 64° giorno di prigionia ore 24.00

La notte è fatta per dormire, niente di più vero. L’abitudine di dormire di giorno e lavorare di notte per me è impossibile. Da mezzanotte fino alle tre devo lottare terribilmente col sonno, gli occhi vogliono chiudersi per forza. Anche camminando non vogliono vedere la luce, fanno male, eppure chiudere gli occhi solo mezzo minuto significa perdere il posto, e campo di concentramento. Anita mia cara, se avrai la fortuna di leggere questi foglietti, ti dico fin d’ora, di non svegliarmi mai, mai se non per motivi gravi quando avrò la grazia di dormire nel nostro letto, questo per rifarmi di tutto quel sonno che patisco ora. Ah, quando arriverà quel giorno? E sono sicuro di trovarvi vive e sane? E sono sicuro di vivere? Oggi, dopo otto giorni che ha la febbre hanno fatto visitare un mio compagno di camerata, e pare che abbia il tifo. Se scoppia un’epidemia del genere fra di noi chi mi salverà con quella cura che hanno di noi? Io adopero tutte le precauzioni, ma siamo in 21 in una camera di metri 3,50 per 4. Siamo stretti e se non provvedono a portarlo via come preservarsi dal contagio? E poi come può il corpo mantenersi sano nutrendosi sempre di poche patate? Solo Iddio può mantenermi sano, se ha designato che un giorno ritorni con te; ma se ha destinato di dividerci così bruscamente per farci provare il peso della croce, ci ritroveremo in cielo dove i tedeschi non arriveranno.

10-11-943 62° giorno di prigionia

Propaganda da una parte, propaganda dall’altra: tanto per aggiungere paglia al fuoco del mio dolore, non sapendo più a chi credere.
Oltre ai bollettini tedeschi che ci mettono in vista da un paio di giorni, oggi ho letto ciò che segue:
‘Camerati! Come sarà a vostra conoscenza, i civilissimi anglo-americani hanno compiuto una delle loro gloriose gesta. La città del Vaticano, Stato neutrale, culla del cristianesimo e della nostra bi millenaria religione, è stata barbaramente bombardata. Con questo è sufficientemente dimostrato che gli anglo-americani non mirano alla demolizione del potenziale bellico Italo-tedesco, ma con sadico vandalismo vogliono distruggere tutto ciò che fino ad oggi ha illuminato il mondo con la sua bellezza e la sua civiltà. Come Italiani e cattolici non possiamo non fremere e indignarci di fronte a tanto scempio. Oltre alla Patria, anche la religione è in pericolo. Occorrono altri motivi per deciderci ad accorrere compatti per difendere questi nostri tesori? Camerati! Oltre alla Patria sono le campane, che come per il 48 e 59 chiamano i fedeli a difendere e liberare il sacro suolo della nostra bella Italia, è la religione. I nostri padri non hanno esitato e nel segno di Cristo e della Patria hanno sempre vinto. Tocca a noi ora. W il Duce. W l’Italia.’Io penso che Cristo ha predicato la pace, ha detto amatevi come fratelli, e secondo me al mondo siamo tutti fratelli, e non impugnerò mai le armi di mia volontà per combattere un mio fratello.

7-11-943 domenica 59° giorno di prigionia ore 19.00

Già da un’ora sono al lavoro. Ho cominciato il turno di notte, 12 ore di battaglia col sonno perché oggi non ho dormito, ho lavorato fino a mezzogiorno e poi ho provato a dormire ma non ci sono riuscito. Troppa passione m’infondeva questo tempo. Vedendo la neve cadere mi pareva che mi chiudesse sotto una tetra volta, la quale sbarrasse la strada al mio pensiero impedendogli di camminare per il cielo e correre vicino alle mie Anita e Pupetta. Quanta passione! Non è così quando c’è una bella giornata di sole; allora spingo spesso lo sguardo attraverso il cielo limpido e penso che il sole che ammiro io, vede anche voi; così nelle notte stellate parlo alle stelle più belle per voi e sento meno dolore. Invece queste giornate di nebbia e di neve mi abbattono terribilmente. E’ domenica, sono le sette di sera, dove sarai tu? Che festa avrai passato? Sarai nella nostra cameretta che preghi per me? Oppure l’avrai abbandonata per andare dai tuoi? Credi ancora che io sia vivo e speri nel mio ritorno? Oppure mi credi morto? Che dolore! E non poter scrivere. Signore! Quanto durerà?

domenica 2 ottobre 2011

Friedland 4-11-943 56° giorno di prigionia

Brutta giornata stamattina, avevo fame, ho mangiato le solite patate, ma a stento. A mezzodì il minestrone di rape ed ora ho tutto sullo stomaco e la testa fa male. La passione aumenta vedendo anche la camicia nera venuta qui domenica per propagandare il volontariato S.S. Ancora qui cosa vuole? Non le è bastato averci dato un quarto d’ora di tempo, dopo le sue persuasive parole, e di cento che eravamo vederne andar via cento e uno? Forse crederà che l’articolo del Friedland Zeitung tradotto dal nostro interprete convinca qualcuno. Del resto l’articolo suona così.
‘A Napoli si muore di fame, così nell’isola d’Ischia, perché gli inglesi dicono che non si può approdare in Sicilia, la popolazione deve mantenere le truppe d’occupazione, gli americani portano via tutto, molti bambini muoiono di fame nell’Italia occupata dagli inglesi e tante altre cose. Tutto preso da Radio Roma’.
Ma posso io credere a coloro che ci dissero, vi disarmiamo e mandiamo a casa prima, vi portiamo in un paesino del mantovano poi?

2 Novembre 943 54° giorno di prigionia ore 12.00

Questo foglietto per ricordare dove e come ho passato questo giorno tanto caro alla mia giovinezza.
Alzatomi alle ore 5.00, lavatomi e preso la mia pianella con le dieci patate, un po’ di zucchero e la borraccia con un po’ di caffè, venni al lavoro. Prima recitai le preghiere come al solito, poi fui chiamato per aiutare a cambiare i quadri al molino. Alle 6.30 pensando ai morti e alla mia chiesa recitai quei salmi dell’officio che so a memoria, poi cantai tutta la messa da Requiem e infine recitai la terza parte del Rosario per i nostri morti. Ogni giorno lo recito, ma oggi lo reciterò ancora (la corona me la sono fatta con uno spago).
Alle 8.00 mi sbucciai le patate e feci colazione; avevo fame e le ho mangiate, ma mi sono rimaste sullo stomaco, perché sono stufo di patate. Fino alle 11.00 ho guardato e baciato le vostre fotografie volando col pensiero vicino a voi e pregando.
Alle 11.30 mi hanno portato la zuppa di rape, che ho mangiato fino a metà essendo stufo anche di queste. Arriverà la sera pensando, pregando, come tutti gli altri giorni.

Ognissanti 943 53° giorno di prigionia

Andrai o mia Anita al cimitero come tutti gli anni passati questa mattina a portare i fiori e mettere in ordine le tombe dei nostri morti? Oppure sei ammalata dal dolore? Quanti pensieri nel mio cervello e quanta passione nel mio cuore. Se Iddio mi desse le ali, e la velocità di una rondine, questa sera sarei la con voi. Vorrei vedere se tu stai bene, se Pupetta cresce buona, se il papà e la mamma sono ancora vivi, e poi vorrei vedere anche se la belva tedesca è arrivata anche nel nostro paesello, se ha messo sottosopra ogni casa, se ha rubato la pace a tante altre famiglie portando via le persone più care. Quante cose vorrei vedere e sentire! Quanti baci vorrei posare sulla tua fronte, sulla tua bocca e in quella della nostra Pupetta, e quante cose vorrei dirti. Prima di tutto vorrei dirti che sono vivo e sano, che ho sofferto tanto dolore per non poter scriverti, che ne soffro tanto per esserti lontano, ma che prego continuamente per voi e spero che Iddio esaudisca le mie preghiere che saliranno a lui unite alle tue e a quelle di Pupetta, affinché vi mantenga sane e faccia arrivare presto quel giorno nel quale ci mancherà poco se non morirò di felicità.