giovedì 7 marzo 2013

continua dal post precedente

I pacchi tuoi e le lettere che ho ricevuto più o meno regolarmente fino all'ultimo di Luglio, mi hanno sostenuto molto fisicamente e spiritualmente.
Ed ora un rapido sguardo agli avvenimenti di questi ultimi giorni, giorni di anniversario, dolorosi, tristi, al pari dei primi giorni.
Già da tempo si è letto sul nostro giornale (del quale ce ne portano due copie ogni quindici giorni, che si legge avidamente, non avendo nessuna altra cosa da leggere per passare un pò il tempo, scritto in italiano) che in un accordo tra il Duce e i Furer , si è deciso di trasformarci da internati militari in liberi lavoratori.
Su questo fatto furono dette molte cose, non essendo spiegato chiaramente.
Chi diceva che ci passavano tutti automaticamente di autorità, chi diceva fosse volontariamente.
Intanto dal canto mio ho incominciato a vederci scuro, e mi sono preparato a parare potendolo, qualche colpo maestro.
Mi sono subito detto che se si doveva firmare per passare, era un no deciso. Mi hanno portato via dall'Italia in divisa e in divisa voglio tornarvi.
Il 30 agosto fummo adunati in un comando, ci fu spiegato un pochino dal nostro interprete (che sa parlare ma non leggere il tedesco) che il passare civili non era obbligatorio. Chi voleva doveva firmare il contratto di lavoro fino al termine della guerra, il quale contratto era scritto in tedesco. Di conseguenza il nostro interprete non ne ha capito niente.
Eravamo in cento e nessuno ha fatto il passo avanti. Fummo pregati, sforzati, minacciati, ma inutilmente. Nulla valse a smuovere il nostro proposito di non firmare nessuna carta. Rimanemmo prigionieri guardati con più rigore.
Passarono dieci giorni, ormai si credeva fosse finita, ci lasciassero in pace, prigionieri.
Il giorno dieci mattina ci radunarono e ci portarono in un altro comando dove abbiamo trovato già radunati tutti. Mentre l'altra volta eravamo all'aperto, questa volta siamo in un ambiente chiuso.
Ci sono dieci o dodici soldati armati, due Marescialli ed il Capitano.
Esce il nostro interprete e ci dice che è obbligatorio firmare tutti. Molti rispondono che se è obbligatorio non occorre firmare.
Incominciano a chiamare per nome uno alla volta e lo fanno entrare nella stanza di fronte a noi. Tutti osserviamo a denti stretti, gli danno la penna in mano, ma lui non firma. Parlano, alzano la voce, ma lui si rifiuta deciso. Allora incominciano a picchiarlo cercando di costringerlo con la forza, nulla.
I nostri sguardi si incontrano, vorremmo gridare BRAVO, DURO, ma stringiamo i denti.
Intanto vediamo che a calci e a pugni lo spingono dentro ad un'altra stanza.
Entra un secondo, la stessa scena più dura ancora, un terzo, idem, un quarto, bis.
Ora parlano con l'interprete, vogliono che firmi lui, ma anche lui è deciso a non firmare. Lo menano e picchiano più degli altri. In ultimo gli puntano la pistola 'o firmi o ti sparo'
'NO! non firmo, sparate'
Non sparano, lo spingono anche lui assieme agli altri quattro.
Segue un lungo intervallo, L'ignorante prepotenza brutale di questa gente è smontata dalla nostra fermezza. Non chiamano più nessuno, hanno già capito abbastanza.
Esce di nuovo il nostro interprete con il Capitano e ci dice che siamo tutti civili senza firmare. Hanno telefonato al campo e hanno avuto questo ordine.
Ci salutano e ci consegnano la chiave della baracca, ci dicono che possiamo circolare liberamente come i cittadini tedeschi.
Il padrone della fabbrica ci paga e dobbiamo arrangiarci per tutte le cose.
In settimana è venuta la polizia e ci ha costretto con la forza a togliere tutti i distintivi alla divisa, perfino le spalline. Siamo civili e dipendiamo da lei, inutile ribellarsi.
Ci hanno dichiarato civili per forza, ma il nostro cuore e il nostro comportamento sarà sempre quello del prigioniero.
Se fosse finita qui, pazienza. Ma io temo molto non sia ancora finita.
Da questa gente bisogna aspettarsi di tutto perché di tutto sono capaci.
Sperando che Iddio mi aiuti onde io non abbia più bisogno di aggiungere altre note a questo umile passatempo ....finisco

Friedland (Germania)

17 settembre 1944
373° giorno di prigionia


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